3 editoriale
EDITORIALE
Professionalità come matrice, con etica e leadership, di un Ro-
tary alla ricerca di una nuova formula di attrattività, che valorizzi
la tradizione e sappia al contempo guardare avanti, ai giovani,
alla loro volontà di contribuire all’esigenza forte nella società di
un rafforzamento di coscienza sociale, capace di incidere sul
costume, certo, ma anche sull’economia.
Di un Rotary che proprio nel momento della crisi, ormai di por-
tata pluriennale, possa nuovamente rappresentare un punto di
riferimento; che assuma l’identità di simbolo autentico e inequivocabile di irreprensibilità,
collettiva e individuale, dei suoi soci, non più solo selezionati per la rispettiva copertura di
posizioni professionali apicali, quanto per una naturale tendenza all’integrità. Disorientati
nell’incivile giungla della civiltà di questi tempi, si è portati a ricercare risposte e conforto
nell’agire e nel credere comune a chi in qualche misura si riconosce. E torna forse proprio
per questo, a sorpresa rispetto a una manciata di anni fa, il senso associativo riconosciuto
come piacere, oltre che come impegno. La leadership prende forma partecipativa, l’etica
si afferma come codice, la professionalità si misura nella competenza disponibile ben oltre
il limite del suo specifico esercizio formale. Il processo in atto nel Rotary pare una rivolu-
zione di velluto che potrebbe condurre all’esaurimento o alla rigenerazione della tensione
rotariana. I numeri più recenti della nostra rivista, come questo, e i prossimi raccontano di
questo processo, cui partecipiamo nell’aspirazione a poterlo definire progresso.
Saremo artefici della nostra fortuna, o causa del nostro male, a seconda della capacità
che avremo di comunicare, al mondo, col mondo e nel mondo che ci comprende, in una
profilazione originale per la nostra struttura che a lungo ha definito attorno alla propria cen-
tralità il resto del mondo: noi fonte di notizie, destinatari di istanze, interpreti di messaggi
condivisi. Oggi si parla di brand uniformato e rispettato per essere riconoscibili, quando
la spinta motivazionale alla qualificazione dell’immagine parrebbe essere più che formale,
sostanziale, valoriale. Ma nel mondo delle relazioni e della comunicazione visiva, dell’in-
formazione permanente e della tendenza a tratti compulsiva di una società particolarmente
sensibile al posizionamento d’immagine, l’una e l’altra spinta in atto paiono inseparabili,
strategicamente irrinunciabili. Ragione in più per qualificare la responsabilità rotariana
ancor più come individuale, si creda nella sua dimensione sostanziale, o in quella formale.
Dovremmo forse convincerci, tutti, che la qualità di una forza come quella rotariana, si
misura necessariamente tanto nel rilievo del fare, quanto nel peso del conoscere.
Oggi più di ieri e per domani.
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SUL MONDO
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Andrea Pernice
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