IL PROGRAMMA AQUAPLUS
Il progetto pilota ad Haiti
Sradicare la fame e la sete nel mondo: tutto inizia con una gestione sostenibile.
Da qualche giorno la terra continuava a tremare. Più o meno
intensamente. Gli abitanti della capitale quasi riuscivano a
prevedere ogni quanto ci sarebbe stata la successiva rumba.
Haiti, nella sua storia ne ha passate tante, tra uragani, terre-
moti e conquistatori. Normale amministrazione per i funzio-
nari e la popolazione di Port au Prince. Ma mentre tutti si sta-
vano quasi assuefando al ciclico ma imprevedibile tremolio
del suolo sotto i loro piedi, ecco che una sensazione nuova,
spaventosa e angosciante li colpiva il 12 gennaio 2010, alle
16:53 di un tiepido e tranquillo martedì pomeriggio.
Lunghi secondi di tremore e frastuono, pochi attimi di silen-
zio irreale, e poi ore e giorni di devastazioni.
Fuochi e colonne di fumo divampavano in ogni angolo della
capitale, macerie polverose a ricordare i palazzi una volta pre-
senti in città. I sismografi registreranno una magnitudo, della
scossa principale, di 7,3 della scala Richter, e un ipocentro
vicino, troppo, alla superficie.
Per fare un paragone con l’esperienza italiana, basti pensare
che il terremoto che colpì l’Aquila un anno prima fece regi-
strare una magnitudo di 5,8.
A volte i numeri non riescono a far comprendere fino in fondo
la portata di determinati eventi, come in un terremoto la ma-
gnitudo, viene percepito come un dato fine a se stesso, senza
pensare all’estensione logaritmica della scala a cui si riferi-
sce. I bollettini ospedalieri danno invece una visione concreta
e terrorizzante. Quel giorno ad Haiti si stima che abbiano per-
so la vita tra le 300.000 e le 500.000 persone (poco meno
di un isolano su venti) e più di 300.000 sono rimasti feriti.
Questi numeri hanno sconvolto il mondo, che ha saputo atti-
varsi su diversi canali, da quelli governativi a quelli dell’asso-
ciazionismo, per dare una risposta concreta al grido d’aiuto
di un intero popolo. Un aiuto tempestivo, che però, come
troppo spesso avviene, è stato un sollievo momentaneo se
non addirittura una nuova sciagura sull’ormai inerme popola-
zione. Non possiamo certo dimenticare i focolai di colera e i
periodi di coprifuoco imposti da capi militari non haitiani. Per
non parlare del devastante impatto sull’economia locale dei
beni di prima necessità. Quando un’operazione umanitaria
interviene senza programmaticità e senza uno schema d’in-
tervento preciso, uno dei possibili risultati può essere quello
AQUAPLUS
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ROTARY
dicembre 2014