23 grandi temi
GRANDI TEMI
Il tenente Cable, un giovane americano travagliato dal suo
amore per una ragazza polinesiana, canta le seguenti strofe:
Occorre insegnarti a odiare e ad avere paura,
anno dopo anno devi imparare,
nel tuo caro orecchio deve entrare.
Occorre istruirti con molta cura.
Occorre insegnarti con una certa premura,
prima di compiere sei, sette, o otto anni,
ad odiare quelli odiati dai tuoi parenti e nonni.
Occorre istruirti con molta cura!
Tutti quanti abbiamo ricevuto un’attenta istruzione, molto
prima della scuola materna. L'episodio che diede spunto alla
mia riflessione fu quando rimasi senza benzina mentre gui-
davo su un’autostrada con molto traffico a New York, e la mia
macchina si era fermata nella corsia di sorpasso, poichè non
c'era la corsia d’emergenza. Chiamai al telefono la polizia per
riferire la mia situazione e la persona all’altro capo della linea
mi disse: “Se sei ancora lì tra un’ora, richiama”.
Mentre stavo lì alquanto confusa, una macchina proveniente
dalla direzione opposta si era fermata dall’altro lato; l’autista,
un uomo di colore che indossava una bandana logora in testa,
gridò: “Ehi bella, qual il problema?”.
Non riesco a descrivervi adeguatamente con quale senso di
esitazione gli avevo spiegato il mio problema, perché davanti
a me vedevo solo l’aspetto esteriore di quest’uomo, ed era
proprio quel tipo di persona che mi avevano insegnato a evi-
tare. Lui mi disse: “Vado a prenderti della benzina, bella”,
e in quei 10 minuti prima del suo ritorno, nella mia testa
si delinearono mille scenari spiacevoli. Tornò con un conte-
nitore di benzina. Dopo averla versata nel serbatoio, e dopo
averne versata un po’ nel carburatore, accese il motore. Gli
offrii gli unici 3 dollari che avevo, ma lui rifiutò, dicendo che
aveva speso solo 29 centesimi. Tenete presente che erano gli
anni 60!
Ripartii dirigendomi a casa, a circa 10 minuti di distanza, e
tirando un lungo respiro di sollievo cominciai a riflettere su
quanto era successo. Mi dissi che avevo trovato, all’interno di
alcune pagine sgualcite, un gioiello! Ho pensato e ripensato
ai possibili rischi della situazione in cui mi ero trovata e mi
sono detta che era stata la preoccupazione per la mia sicu-
rezza ad avermi spronato a fidarmi di quella persona, in ap-
parenza inaffidabile. Ho dovuto guardarmi dentro per trovare
l’origine delle mie convinzioni, che precludevano a quest’uo-
mo di fare parte della mia cerchia di persone accettabili. Si
tratta di una riflessione che tutti quanti dovremmo fare, senza
bisogno di essere spinti da una situazione estrema. È una ri-
flessione interiore che si rivelerà utile quando saremo davvero
pronti a offrire il nostro servizio.
Quando sono stata invitata a far parte del Rotary Club di
Duarte, California, USA, allora impegnato in un contenzioso
mirante all’ammissione delle donne nel Rotary, ho scoperto
qual era il luogo in cui venivano relegate molte donne, ovvero,
nella mente di uomini e donne! Ricevemmo alcune telefonate
sgradevoli relative ai sessi, che mi portarono di nuovo a riflet-
tere sulle convinzioni radicate di tutti che hanno portato a ri-
fiutare l’idea che le donne potessero essere Rotariane capaci.
Se ci fossimo guardati intorno, avremmo visto, così come ha
descritto il Past Presidente del RI Majiyagbe, le donne che
lavorano a fianco degli uomini in quasi tutti i settori occupa-
zionali, come i medici, professori, ingegneri, operai, dirigenti
d’azienda. Quando è stato scritto il primo statuto del Rotary,
si era precisato che i Rotariani dovevano essere “persone di
integrità”. Negli anni successivi, quando il luogo di lavoro
era popolato in gran parte da uomini, in qualche modo quella
descrizione si era trasformata in “uomini di integrità”.
Qual’è stata, quindi, l’origine di questa convinzione, che le
donne non erano degne di, o in grado di, essere membri del
Rotary e di lavorare per fornire la stessa assistenza umanita-
ria fornita dagli uomini? Forse non si trattava di relegare le
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