SPECIALE
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ROTARY
dicembre 2015
G
UIDO
F
RANCESCHETTI
zuccheri e cibi trasformati che stava prendendo piede negli USA e in
altre nazioni, minando l’intero sistema alimentare.
Da allora la lotta alla fame è diventata la lotta alla cattiva nutrizione.
Rifacendosi alle esperienze che ha vissuto alla testa di USAID, Shah
ha sottolineato che è necessario migliorare l’efficienza affinché gli
interventi arrivino a chi effettivamente ha bisogno di assistenza ma
anche che l’efficacia degli interventi comprende il concetto di buo-
na nutrizione. Non è sufficiente avere cibo quando se ne ha bisogno,
perché è importante anche la qualità del cibo a cui si ha accesso.
Il dottor Shah, ha condiviso con il pubblico la sua toccante esperien-
za personale nel campo rifugiati di Dadaab, al confine tra il Kenya e
la Somalia, durante la grave situazione di crisi alimentare del Corno
d’Africa nel 2011. Alla luce di quelle situazioni drammatiche che
originarono da un insieme di fattori (siccità, controllo del territorio
da parte di gruppi armati, ecc.), poté verificare l’importanza dei
progressi scientifici e tecnologici che sono in grado di migliorare il
modo con cui organizzazioni come il World Food Program e USAID
forniscono assistenza. Riportando l’attenzione sulla realtà america-
na, ha sottolineato che negli stessi Usa un quinto dei bambini soffre
la fame e la povertà, ma, nello stesso tempo, esiste il fenomeno
dell’obesità infantile, causata da un consumo sbagliato del cibo
legato a cambiamenti errati dello stile di vita.
La malnutrizione su larga scala è conseguenza della povertà, ma
anche dell’inefficacia dei sistemi di distribuzione del cibo, che non
raggiunge le fasce più vulnerabili della popolazione (food deserts).
Quindi, programmi come Let’s Move, ideato dalla First Lady Michel-
le Obama, e Feed the Future Initiative, che offre nuovi modelli e
tecnologie per cambiare il modo in cui si fornisce assistenza, sono
parte integrante della strategia dell’amministrazione Obama di lot-
tare contro la fame e la povertà a livello globale, che continuano a
essere presenti anche in quei continenti che oggi sperimentano una
rapida crescita economica (Asia).
La distribuzione del cibo è un problema focale, non solo perché non
raggiunge chi ne ha bisogno ma anche perché le perdite di cibo che
avvengono nel processo di distribuzione sono così rilevanti che la
loro eliminazione totale basterebbe da sola a eliminare la fame dal
mondo.
Parlando dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, Shah ha sot-
tolineato che, se si mantiene il trend attuale, nel 2030 la fame e
la povertà non saranno ancora eliminate. Secondo le ricerche più
accreditate, nel 2030 il 9% della popolazione dei Paesi in via di
sviluppo, e il 13% dei bambini, soffrirà ancora la fame.
Shah ha insistito sulla necessità di migliorare la qualità degli inter-
venti. Un esempio che ha indicato come modello è il programma
Feed the Future Initiative, che, dal 2007 a oggi, è intervenuto con
massicci investimenti nello sviluppo agricolo, nei sistemi di accesso
al cibo e nei programmi politici volti a ridurre la povertà nelle aree e
nelle società rurali (ad es. Cambogia, Etiopia, Gana, Kenya, Uganda,
Bangladesh e Haiti). I suoi interventi sono stati articolati in maniera
da poterne misurare i risultati.
I cinque principi base che, a suo avviso, costituiscono la via
verso l’obiettivo Fame Zero sono i seguenti:
1. Avere una situazione dettagliata e aggiornata delle comunità
che soffrono la fame e delle caratteristiche delle loro
necessità, per poter programmare interventi efficaci;
2. Trasformare il settore della produzione agricola, attraverso
più tecnologia, professionalità e competitività sul mercato;
3. Aprirsi alla scienza e alla tecnologia nel settore dello
sviluppo agricolo;
4. Ripensare il modo in cui il consumatore si alimenta e sceglie
i cibi;
5. Avere forte volontà politica e determinazione per raggiungere
gli OSS entro il 2030.
Rispondendo ad alcuni commenti che giudicavano troppo difficile
per un’organizzazione centralizzata avere e mantenere una situazio-
ne dettagliata e aggiornata (punto 1), Shah ha citato il Rotary, con la
sua presenza diffusa, come esempio di efficienza nella raccolta dei
dati sul campo e nella conseguente configurazione degli interventi.
Un apprezzamento che è stato notato da tutti ed è stato anche sot-
tolineato dall’ambasciatore americano presso le Agenzie dell’ONU
a Roma, David J. Lane, quando ha ricevuto i nostri ragazzi dello
Scambio Giovani.
Le azioni del Rotary sono apprezzate per la loro efficacia.
Continuiamo a lavorare per realizzare i nostri obiettivi, sempre di
più e sempre meglio. Soprattutto, continuiamo a credere in noi
stessi.