VANO DI CARICO
OSPEDALE
SALA MACCHINE
SALA MACCHINE
DOPPIO SERBATOIO INFERIORE
MERCY SHIPS
tetti di lamiera, e i loro bambini si lavano con i secchi a lato
della strada. Le strade sono spesso piene di forze dell’ordine
e si possono riconoscere almeno sei tipi di uniformi diverse.
Il lavoro in Guinea inizia con un giro al vecchio ospedale Igna-
ce Deen, il secondo per grandezza nel paese, con 450 posti
letto e una scuola di medicina. Il vasto complesso di edifici
fatiscenti è sorvegliato dai gatti che si aggirano tranquilli, e
arredato con letti muniti di tende antizanzara, mai sufficienti
in questa terra di malaria. Le garze e le bende lavate sono
messe ad asciugare sulle ringhiere, per essere riutilizzate. I
lettini per le visite non hanno sopra carta sterile, e le unità
mediche non hanno attrezzature basilari, come strumenti
per la sterilizzazione e bidoni per i rifiuti medici. Dottori e
infermieri provvedono di tasca propria a guanti di gomma,
mascherine, e camici sterili. La candeggina per uccidere i
germi è rara. Un piccolo inceneritore sporadicamente elimina
i rifiuti organici ospedalieri. Nei reparti puliti generalmente i
parenti dei pazienti dormono per terra, perché sono i primi
a prendersi cura degli ammalati, come d’abitudine in gran
parte dell’Africa.
Il team visita anche l’ospedale di Donka, il più grande, con
505 posti letto. L’ospedale è universitario, è più fornito e
tecnologico. Anch’esso pattugliato dai gatti. Una cucina
all’aperto prepara cibo ai pazienti, consumato in una baracca
col tetto di lamiera. Gli utenti sciaquano i servizi igienici con
l’acqua di un secchio. Un grande inceneritore brucia molti
rifiuti medici, ma alcuni sono portati in un cimitero vicino
e bruciati. I cali di energia sono frequenti, e ci vuole molto
tempo prima che subentri il generatore. Il sistema elettrico
della Guinea non ha griglie, e i vari fornitori non hanno un
accordo sulla fornitura standard.
“La mia prima impressione fu di caos assoluto” dice Zerin-
gue. “I membri dello staff toccano i pazienti senza guanti, e
passano da un paziente all’altro senza lavarsi le mani. Ci sono
ferite non coperte, mosche e scarafaggi, acque stagnanti
all’esterno, troppo vicino ai pazienti e senza barriere sterili”,
dice Jenny, facendo un’osservazione che lei ripete spesso
e che suona come uno slogan, “Devono fare il meglio che
possono con quello che hanno. Avevamo letto che la Mercy
Ship ha bisogno di manutenzione, e sapevamo che gli ospe-
dali hanno risorse limitate, e che talvolta acqua ed elettricità
scarseggiano, ma è molto drammatico vederlo di persona. È
La più grande nave ospedale non governativa del mondo,
provvede a 7.000 operazioni chirurgiche ogni anno per i
pazienti bisognosi.
L’equipaggio è composto da circa 450 persone, la maggior
parte volontari, di cui la metà lavora in ospedale. Ad ogni
fermata nell’Africa dell’Ovest, aiutano centinaia di persone.
La cura inizia con uno screening medico svolto a terra, per
identificare i pazienti che hanno bisogno di trattamenti
biblioteca di bordo
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