49 global outlook
L’OPINIONE DI UN ESPERTO
UNA CONVERSAZIONE
CON IL FONDATORE DI
MERCY SHIPS,
DONALD STEPHENS
MERCY SHIPS
, un’organizzazione no-profit che utilizza
la nave-ospedale Africa Mercy per portare assistenza medica
gratuita, rappresenta un modello globale di azione profes-
sionale. Ogni anno, oltre 1.600 volontari da decine di nazioni
salgono a bordo della nave, inclusi medici, dentisti, infermieri,
insegnanti, cuochi e ingegneri.
I Rotariani possono collaborare con Mercy Ships grazie alla sua
partnership con la Fondazione Rotary che offre sovvenzioni
predefinite per le Squadre di formazione professionale per
professionisti del settore medico.
Donald Stephens e sua moglie fondarono l’ente di beneficenza
dopo che loro figlio nacque disabile. Lui e sua moglie si chie-
sero come avrebbero potuto affrontare le stesse circostanze se
fossero nati in un Paese in via di sviluppo.
A partire dal 1978, Mercy Ships ha fornito servizi che, se cal-
colati con gli attuali parametri finanziari, equivalgono a quasi
un miliardo di dollari USA, a beneficio di circa 2,5 milioni di
persone.
Perché avete scelto una nave come metodo per fornire
servizi sanitari? Quali sono i vantaggi della nave rispetto
alla costruzione di ospedali?
La nostra nave-ospedale può arrivare in un porto di un Paese
in via di sviluppo con una sala operatoria indipendente, con
alloggio e infrastrutture per gli esperti che portiamo con noi.
L’ospedale a bordo può anche servire da centro di eccellenza
per la formazione di operatori sanitari, in un ambiente control-
lato. Ho parlato con persone che hanno costruito ospedali in
aree pericolose, in Paesi in via di sviluppo, ed è estremamente
difficile. Gli ospedali possono non avere elettricità o acqua
corrente, i rifornimenti sono difficili da mantenere e spesso
subiamo furti.
I volontari a lungo termine a volte sono a bordo della
nave per almeno due anni. Cosa li spinge a prendere una
pausa dalla loro carriera per fare volontariato?
I nostri volontari sanno che si tratta di una grande causa. Que-
sto rappresenta un’ottima motivazione. Unirsi a centinaia di
altri volontari, che condividono una visione comune, offre una
meravigliosa esperienza che non si può comprare col denaro.
Lei e tanti volontari della Mercy Ships vivete su una na-
ve, in oceano, a tante miglia da casa. Quali cambiamenti
sono necessari per fare questo?
Il detto “
Home is where your heart is”
è proprio vero. A bordo
della nave-ospedale, vi è un grande senso di appartenenza, co-
munità, con tutti che lavorano e vivono nello stesso posto. Le
amicizie che s’instaurano durano una vita. A volte risulta diffici-
le trovare un posto tranquillo, o avere dei confini tra “lavoro” e
“casa”. Non tutti si adattano facilmente allo spazio ridotto. La
nave cambia porto ogni anno, e anche se la tua “casa” rimane
la stessa, il resto cambia continuamente. Le cabine possono
essere piccole, ma sempre e comunque “accoglienti”.
Matrimoni e no-profit sono imprese molto impegnative,
ma Lei e Sua moglie, siete riusciti ad avere successo in
entrambi, per tanti anni. Consigli per le coppie che desi-
derano intraprendere insieme una missione umanitaria?
Prima di tutto, si tratta di un’impresa di squadra. Ognuno
rappresenta il 50 percento della squadra. Bisogna avere di-
scussioni aperte e franche sui ruoli, sulle responsabilità, e sul
modo migliore per scambiarsi l’affetto. È anche importante
non permettere al lavoro o alla missione di prendere il primo
posto nella propria vita, ma occorre sempre bilanciare il tempo
passato insieme, e non solo per i compiti da svolgere.
ILLUSTRAZIONI A CURA DI OTTO STEININGER