Sorge spontanea un'altra domanda: perché in Italia, nono-
stante la plateale condanna di Mani Pulite e poi di recente
di Tangentopoli la corruzione continua a prosperare? Molti
danno la colpa a una eccessiva burocrazia, che si nutre di un
alto numero di leggi intricate e di difficile comprensione, la
cui interpretazione lascia ampia discrezionalità al funzionario
di turno di una qualsiasi Pubblica Amministrazione, dando
così spazio a nefasti meccanismi corruttivi.
A tutto questo si aggiungono anche non trascurabili motivi
culturali, che fanno percepire molto spesso lo Stato come
qualcosa di estraneo e coercitivo da raggirare o addirittura da
cui difendersi. In realtà dietro questo odioso reato che mina,
sia la libertà individuale del cittadino, che la stessa democra-
zia di un Paese, si nasconde una sbagliata concezione della
legge e dell'idea di libertà stessa. Esso pesca in profondità
dal mondo della finanza e dell'imprenditoria, da quello delle
professioni e quello della politica, tanto da far pensare che la
sola repressione penale non basti e che forse, come sosten-
gono alcuni sociologi, «bisognerebbe ripartire da noi stessi».
Occorrerebbe soprattutto ritrovare, in noi stessi, quei valori di
responsabilità e di rispetto delle regole, che al momento sono
indubbiamente deficitarie; forse bisognerebbe tentare di far
rinascere in noi la convinzione che senza doveri, senza sacri-
fici e tanto meno, senza ideali, non vi è il raggiungimento del
tanto auspicato bene comune, rendendo vano ogni sforzo per
una credibile ripresa economica possibile.
La corruzione, dunque, si può battere e si deve battere, non
solo riformando la giustizia e rendendola più celere, ma
soprattutto, aumentando e migliorando l'efficacia, la traspa-
renza e l'accessibilità agli atti della Pubblica Amministrazio-
ne, non dimenticando che la trasparenza è il requisito che
permette di conseguire due importanti obiettivi: migliorare
la facoltà dei cittadini di salvaguardare i propri interessi e
agevolarne il controllo.
Quando i fondi destinati al miglioramento dello sviluppo di
una popolazione sono distolti e utilizzati per scopi diversi da
quelli pianificati il danno sociale allo sviluppo di un Paese è
enorme.
Inoltre, l'impegno mirato ai fini di una giusta distribuzione
delle risorse economiche di una nazione influisce direttamen-
te sulla vita delle persone, limitando danni come la disoccu-
pazione, la povertà e non per ultima la delinquenza. Sono vi-
tali dunque la percezione e la sensibilizzazione della società
civile nei confronti del processo corruttivo. Essa si rafforza
informando l'opinione pubblica riguardo le ripercussioni di-
rette o indirette di tali comportamenti: solo una cittadinanza
ben informata può esercitare una pressione sufficientemente
attenta a combatterla.
L'impegno della Commissione Interdistrettuale Legalità è
quello, da sempre, di aiutare i giovani a modellare un futuro
più responsabile e sereno. Anche perché è opinione comune
che per combattere questo “modus vivendi” si debba pun-
tare essenzialmente sulla formazione e sulla conoscenza del
fenomeno.
Bisogna assolutamente partire dalle scuole, e non solo per
formare una nuova generazione sensibile a questi temi, con-
sapevole delle conseguenze che simili comportamenti hanno
sulla società, per poi passare ai luoghi di lavoro, agli uffici,
sia pubblici, che privati, mettendo in guardia persone che
decidono, con le loro azioni, il futuro proprio e degli altri.
Il principio del doppio controllo è una di queste pratiche: es-
so si basa proprio sul principio secondo il quale chi non con-
trolla ciò che dovrebbe controllare è corresponsabile dell'atto
corruttivo a titolo di concorso morale, per cui risponde, sia in
sede penale, che in sede civile.
Mi chiedo e vi chiedo: «L'onestà tornerà a essere una salutare
abitudine?». Forse l'appello all'onestà diventa sterile quando
non s’identifica con un'opinione pubblica che deve scegliere
se essere o meno cerniera per una inversione di marcia. La
base morale su cui si fonda uno Stato è, dunque, condizione
necessaria per la sua stessa sopravvivenza: in uno Stato in
cui la corruzione dilaga, non sono solo gli individui che la
praticano a perdere reputazione, ma è lo Stato stesso che ci
rimette nella sua credibilità internazionale.
L'inversione di tendenza, dunque, ci potrebbe essere, solo
e unicamente, se tutti quanti ci impegnassimo, credendo
davvero nel rispetto e nel sostegno dei principi connessi alla
legalità che è, da sempre, un bene imprescindibile della col-
lettività e una protezione per le generazioni future.
39 opinioni
LA CORRUZIONE CI RUBA IL FUTURO
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ATRIZIA
C
ARDONE
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