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Anche noi come loro.
Percorsi difficili, da non dimenticare.
NOTIZIE ITALIA
zione di ogni possibile emarginazione,
favorendo e incentivando lo sviluppo
economico delle zone del Sud del Mon-
do da cui hanno origine, quasi sempre,
i movimenti migratori. Bisognerebbe
sostenere le strategie politiche, econo-
miche e sociali promosse dalle nazioni
di appartenenza, investendo sull’edu-
cazione al dialogo fra popoli di cultura
diversa, cercando di non far fermare il
difficile percorso dell’integrazione che
a volte rallenta e si arresta, per miopi
interessi economici o razziali.
Come ogni anno, la Commissione Di-
strettuale ‘’Legalità e Cultura dell’Eti-
ca’’ del Distretto 2080 si impegnerà a
studiare e a riflettere sul tema annuale
che prende spunto dalle problematiche
legate all’integrazione del migrante.
I l f enomeno de l l ’ immi g r az i one
quest’anno ha carpito la nostra atten-
zione e l’argomento Legalità 2013-
2014 legato al Concorso sarà: “Immi-
grazione: la ricchezza delle diversità,
un’opportunità per cambiare la vita di
tutti”.
Da un’interessante ricerca CNR si
evidenzia, inoltre, che l’integrazione
più efficace avviene, non a caso, tra i
banchi di scuola e in particolare delle
scuole primarie; lo studio dell’inclusio-
ne delle seconde generazioni ci fa ca-
pire se le nostre politiche sociali sono
state adeguate o no, se esse sono o no,
in grado di sostenere e rappresentare
un così l’importante fattore di cam-
biamento sociale, per cui il succes-
so o il fallimento della nostra politica
d’inclusione, può essere verificata solo
attraverso la reale integrazione delle
seconde generazioni all’interno della
nostra società: esse, avendo il difficile
compito di mediare tra culture diverse,
costituiscono, senza alcun dubbio, in
questo frangente storico, un’importan-
te categoria sociale.
Gli adolescenti sono la vera spia di
questo genere di disagio: il nostro Con-
corso, che sostanzialmente si rivolge a
loro, ci offre un osservatorio privilegia-
to da cui poterli meglio osservare. Gli
elaborati che i ragazzi ci invieranno ci
daranno la preziosa possibilità di capi-
re i comportamenti, le idee, i bisogni,
non solo dei nostri ragazzi, ma anche
dei figli degli immigrati in età scolare,
presenti in Italia; le loro riflessioni, i
loro suggerimenti, ci faranno percepire
il grado di integrazione socio-culturale
che essi vivono nel nostro Paese.
L’esperienza della migrazione cambia
intere società come la vita degli indi-
vidui che la subisce; vi è dunque una
reale necessità da parte delle Nazioni
che accolgono di promuovere e raffor-
zare la percezione positiva del migrante
attraverso sia il ruolo svolto dai mezzi
di comunicazione che attraverso una
mirata educazione all’inclusività da
parte della società che li accoglie: essi
potrebbero essere, in un futuro imme-
diato, valori fondamentali di una nuova
società, per la costruzione di un futuro
comune più ricco per tutti.
Confesso di aver visto, qualche volta,
l’immagine di chi migrava, come di un
“perdente”, come di qualcuno che, non
essendo riuscito a realizzarsi “in casa
propria” ci abbia provato altrove. Ma
basta soffermarsi un attimo per capire,
che se si va via, spesso lo si fa perché
costretti e non perché lo si vuole. È
capitato anche a me di lasciare la mia
bellissima regione e di vestire i panni
della migrante di lusso, per dare avvio
ai miei studi universitari. Ogni ritorno a
casa era una nuova scoperta, ritrovavo
il mio paese, ogni volta, sotto una luce
diversa che l’abitudine degli anni non
mi aveva fatto mai notare. Ogni volta
era una magnifica nuova esperienza.
Andavo via sempre con il forte deside-
rio di non lasciare nulla di tutto ciò che
più amavo. Poi, il tempo e la distanza
mi hanno fatto comprendere il vero
valore della mia terra, della mia casa,
delle tradizioni che avevo lasciato e da
cui provenivo, la loro mancanza mi ha
regalato un vuoto, un grande vuoto che
ancor oggi, dopo quasi 40 anni, non è
stato ancora colmato. Purtroppo, andar
via dalla propria terra non è mai una
passeggiata di piacere, anche se a volte
vorrebbero farcelo credere.