FOCUS
/ OBIETTIVI DEL MILLENNIO
LA SITUAZIONE ITALIANA:
CONTAGIO DA HIV E TBC
DI
S
ILVIA
C
AMPISI
Secondo il rapporto congiunto Ecdc-Oms Europa sulla sorve-
glianza della tubercolosi, nella Regione europea dell’Oms, la
percentuale di casi Hiv-positivi tra i casi incidenti di Tbc è
aumentata passando da 3,0% nel 2008 a 3,9% nel 2009.
Questo incremento è stato osservato principalmente nei Paesi
non Ue/Eea dove la prevalenza è salita dal 3,0% nel 2008
a 4,2% nel 2009 (grazie all’aumentato impiego dei test
dell’Hiv tra i casi di Tbc). Nei Paesi Ue/Eea, invece, si osser-
va una diminuzione dal 3,1% del 2008 al 2,3% del 2009.
Irlanda e Portogallo sono i due Paesi con la maggiore inciden-
za di sieropositività (rispettivamente il 18% e il 13%).
Secondo i dati forniti dal Centro operativo Aids (Coa), dell’I-
stituto superiore di sanità, in Italia, dal 1993 si è osservato
un aumento costante dei casi di Tbc in pazienti con Aids, che
sono passati dal 6,8% nel 1993 al 11% nel 2010. Dal 1993
al 2010 sono stati notificati 4.075 casi di Tbc in pazienti con
Aids: il 34,1% sono stranieri; di questi poco più della metà
proviene dall’Africa, mentre i restanti provengono prevalente-
mente dall’America del Sud e dall’Europa dell’Est.
“Una situazione stabile: praticamente invariata, circa 5mila
casi”, spiega Daniela Cirillo, a capo dell’Emerging Bacterial
Pathogens Unit del San Rafffaele di Milano e segretario
generale di Stop Tbc Italia. “La maggior parte dei casi, più
del 55%, riguarda gli immigrati. La differenza riguarda l’età:
soprattutto anziani gli italiani, giovani adulti gli stranieri.
Per gli immigrati certo non aiutano leggi che allontanano i
clandestini dalle cure del servizio sanitario e dalla relativa
sorveglianza epidemiologica”.
La proporzione di stranieri tra i casi di Aids con tubercolosi
è aumentata nel tempo passando da 10,8% nel 1993 al
64,6% nel 2010. È aumentata nel tempo anche la quota di
pazienti con Aids e tubercolosi che scopre di essere sieropo-
sitiva solo al momento della diagnosi di Aids, passando dal
28,5% nel 1996 al 74,3% nel 2010.
“Comunque”, continua la microbiologa, “abbiamo avuto in
scuole o asili dei focolai epidemici, i più recenti a Roma e
nelle Marche”.
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ROTARY
luglio/agosto 2013